La colpa dei soliti noti
28 Gennaio 2020
Tutelare la condizione umana
26 Febbraio 2020

La coppia ideale e gli accoppiamenti instabili

L’omosessualità, in ragione della sua estraneità alla procreazione, ha sempre rappresentato in qualche modo il massimo di piacere fine a se stesso. Sia che venisse considerato peccato o vizio, crimine o malattia, il comportamento omosessuale è stato visto come qualcosa di puramente edonistico, ricerca di un godimento che eccede la necessità.

L’epoca moderna, poi, nel clima di generale attenzione accordata all’orgasmo, ha fatto addirittura dell’omosessualità una sessualità-pilota per il suo carattere di sesso allo stato puro e degli omosessuali i presunti e sedicenti esperti del piacere.

L’interdizione sociale ha giocato un ruolo indubbio nel rafforzare la separazione della sessualità dall’affettività, introducendo l’esigenza di sottoporre a un calcolo razionale la vita omosessuale. La clandestinità costringe a organizzare le esperienze sessuali in modo tale che i rischi siano minimi e l’efficacia massima.

Per questo il funzionamento del sesso tra i gay segue un registro commerciale nel quale si baratta il godimento secondo criteri di efficienza ed economia: un gran numero di partner e di orgasmi al minor costo possibile.

Non c’è tempo da perdere e neppure si può rischiare di soccombere al rifiuto opposto alle avances; nell’adescamento è fondamentale apprendere il rituale e imparare a riconoscere le sottigliezze della comunicazione non verbale. Ciò ha fatto e fa credere a molti che dal punto di vista erotico i gay siano più “liberi” degli eterosessuali.

Le metropoli europee e nordamericane hanno visto fiorire negli scorsi decenni dei veri e propri laboratori del sesso, con frequentatori dediti alla sperimentazione di ogni parte del corpo come strumento sessuale. L’era dell’Aids, tuttavia, ha impresso transitoriamente una frenata al fenomeno.

In ogni caso, la negazione di espressione culturale all’amore gay ha favorito la riduzione del desiderio omosessuale all’atto in sé. La relativa facilità di consumare sesso e la focalizzazione dell’immaginazione sul piacere determinano inoltre un bisogno derivato di intensificazione del gesto sessuale. Nascono così gli “specialisti del sesso”.

Del resto, il personaggio omosessuale che si affaccia alla ribalta della scienza nel XIX secolo è caratterizzato proprio dalla sessualità quale natura particolare: “iscritta senza pudore sul suo volto e sul suo corpo perché è un segreto che si tradisce sempre” (Michel Foucault). Un corpo identificato con il sesso e un’anima subordinata ad esso: ecco la raffigurazione culturale e scientifica dell’omosessuale.

Paradossalmente (ma solo in apparenza), l’insistenza sul fattore sesso come “verità” di ogni rapporto comporta un’accentuazione dell’inibizione dell’intimità fisica: se non si può fare “quello”, sembra senza senso toccarsi, baciarsi, accarezzarsi.

Concentrare tutto l’interesse sullo stadio genitale, che finisce per essere il sostituto e non il culmine di un processo, comporta che a un massimo di attività sessuale si associ un minimo di attaccamento emotivo: la perdita di intensità emotiva viene compensata, meccanicamente e illusoriamente, con l’aumento dell’intensità fisica.

La difficoltà di costruire relazioni affettive costituisce la causa delle principali sofferenze di molti gay, per i quali la coppia rimane l’ideale sentimentale nonostante i ripetuti e pressoché inevitabili fallimenti. È consuetudine incontrare gay romantici in attesa dell’amore vero e costantemente delusi, poiché l’intenzione di rendere stabile un legame mal si concilia con lo stimolo che la sessualità riceve da un mercato più che accessibile e quasi inesauribile. Le coppie sono perciò minate sovente dall’infedeltà e dalle insicurezze reciproche dei partner.

Una situazione solo parzialmente modificata dalle aperture legislative in certi paesi occidentali al riconoscimento di unioni di fatto.

Mattia Morretta (1986)
Testo originale nel Fascicolo n. 24, 1986, Enciclopedia Amare, Gruppo Editoriale Fabbri