Attività svolte per COAM, 1992-1995
6 Ottobre 2014
Le lingue dell’Aids – Traduzioni, 1995
6 Ottobre 2014

La relazione con le persone sieropositive,

Contributi per la formazione, Quaderno di documentazione COAM n. 3, Comune di Milano, settembre 1993

Introduzione

"Entrai dove non sapevo
e vi restai non sapendo,
ogni scienza trascendendo"
(San Giovanni della Croce, Fiamma d'amore viva, 1584)

Questo quaderno propone una raccolta molto particolare di documenti e testimonianze destinati alla formazione. Si tratta di elaborazioni nate e sviluppate nell’ambito della esperienza solidale degli ultimi anni. Il mondo delle persone con Hiv/Aids, in effetti, nonostante l’imperante medicalizzazione e l’invadente assistenzialismo, non coincide con i reparti di malattie infettive, gli ambulatori medici o psicologici. Non è fatto neppure solo di vita domestica e affetti famigliari, poiché coinvolge le amicizie e le relazioni interpersonali nella società.

Il linguaggio con cui si parla di Aids oggi, ad oltre un decennio dalla comparsa in Italia, è notevolmente cambiato. Abbiamo imparato ad usare parole d’ordine e a catalogare i problemi e le risposte, mostrando ed esibendo un controllo della situazione, senza dimenticare una verniciatura di sentimentalismo nell’accenno alla solidarietà, ormai “obbligatoria”.

L’Aids tuttavia, a dispetto delle modificazioni della prognosi generale dell’infezione, rimane una condizione umana che pone a confronto con inevitabili e irriducibili questioni esistenziali, i malati quanto i sani. Il mal-essere non è un disturbo psicologico, il disagio e la sofferenza non sono una patologia, l’interrogativo fondamentale riguarda, in sostanza, l’approccio al dolore umano proprio e altrui.

Il quaderno presenta cinque contributi. I primi tre sono frutto della rielaborazione di interventi rivolti ad operatori con differenti professionalità (assistenti sociali, medici, volontari), nel contesto di corsi o lezioni. La sequenza cronologica fa risaltare le omogeneità e le discrepanze tra passato e presente, nonché quanto resti da fare nell’area che, in maniera molto approssimativa, definiamo di “sostegno psicologico”.

Seguono gli scritti di due persone con Aids che hanno saputo e potuto scegliere una convivenza lucida e costruttiva con la malattia, umanizzandola e arricchendola in modi che superano di gran lunga le descrizioni più benevole dei vari esperti. Esse hanno cercato di salvaguardare ed affermare finché hanno potuto l’identità e si sono impegnate senza risparmio nel lavoro sociale, ricoprendo la carica di vice-presidente dell’associazione Solidarietà Aids di Milano.

Il testo di Enrico Barzaghi (morto il 15 gennaio 1990 all’età di 29 anni) costituisce un raro esempio di trasmissione della cultura propria di chi affronta consapevolmente la malattia fatale mettendo a disposizione degli altri, anzitutto parenti e volontari, le conoscenze e le verità conquistate giorno per giorno nella battaglia per conservare dignità in vita.

La testimonianza di Adelaide Bonelli (morta il 25 luglio 1993 all’età di 33 anni) deriva dalla ricostruzione di appunti e note che sarebbero serviti da canovaccio per un discorso pubblico sulla soggettività delle persone sieropositive. Parole amare e dense che illuminano alcune tappe dell’oscuro viaggio nel dolore rappresentato dalla coscienza di sé e della malattia.

Quante cose importanti e decisive possono ancora accadere dopo una diagnosi di Aids! Sono in pochi purtroppo ad accorgersene e a favorirne l’espressione.
Il quaderno intende offrire un contributo in tale direzione, nell’ottica di promuovere rapporti per quanto possibile onesti con le persone con Hiv/Aids.

Mattia Morretta (1993)