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Le disfunzioni sessuali maschili

La vita sessuale presenta spesso problemi anche in persone che godono di buona salute da tutti i punti di vista. Per parlare di disturbi veri e propri è necessario che qualcosa non vada in modo ricorrente e persistente, e allora è il caso di chiarirne i motivi per poter prospettare dei rimedi.

Un tempo i termini utilizzati suonavano un po’ come insulti, perciò si preferisce ricorrere alla definizione più generica di “disfunzioni”, che ha il merito di conferire scientificità all’argomento. Naturalmente, il concetto di funzionamento può apparire inadeguato ed improprio per avvicinare un tema come quello della sessualità umana, con tutti i suoi risvolti affettivi e sociali.

Tuttavia, nonostante qualche tentazione meccanicistica, la sessuologia non considera l’individuo al pari di una macchina che possa incepparsi o guastarsi e che abbia bisogno dell’aiuto di un tecnico. La sfera sessuale rimane in ogni caso una dimensione complessa e con mille sfaccettature, quindi da affrontare in maniera articolata grazie agli strumenti di molte discipline.

La risposta sessuale

La reazione sessuale può essere descritta come un ciclo composto di quattro fasi: desiderio, eccitazione, orgasmo e risoluzione. Quest’ultimo termine si riferisce al senso di rilassamento che segue l’orgasmo e che nel maschio è caratterizzato da una refrattarietà a nuovi stimoli, poiché occorre attendere per poter ottenere un’altra erezione. Per le prime tre fasi esistono meccanismi fisiologici distinti, nonostante si abbia l’impressione di un evento unico, ciò spiega perché esistano disfunzioni limitate all’una o all’altra componente.

In generale l’erezione si presenta come un riflesso neuro vascolare che dipende da un equilibrio ormonale, da una normale anatomia peniena, da una corretta alimentazione vascolare e da un apparato nervoso integro e funzionale. L’orgasmo a sua volta dipende da contrazioni riflesse degli organi genitali interni (condotti deferenti, prostata, vescicole seminali) e della muscolatura pelvica (muscoli bulbo e ischio-cavernosi). Mentre non è possibile avere un’erezione soltanto con uno sforzo di volontà, è possibile un certo controllo volontario dell’eiaculazione.

Tenendo presente questo schema si comprende che le disfunzioni possono verificarsi per compromissione delle singole sequenze: se è menomata la vaso congestione si ha un disturbo erettivo, pur conservando la capacità di eiaculare; se è disturbata l’emissione-eiaculazione l’erezione non è alterata, almeno all’inizio, e si verifica un problema di rapidità o ritardo dell’orgasmo.

Le disfunzioni sessuali si definiscono “primarie” quando sono presenti da sempre e “secondarie” quando insorgono dopo un periodo di regolare funzionamento; possono manifestarsi in tutte le circostanze oppure solo in precise occasioni, e possono essere parziali o complete.

Prima che ci si decida ad affrontare il problema di solito trascorrono mesi o anni, il che può produrre aggravamento ed estensione ad altre aree del disagio. Un intervento tempestivo permetterebbe invece a molti di liberarsi di un handicap che limita considerevolmente la possibilità di realizzazione. Alcune disfunzioni sono più facili da curare in proporzione alla quantità e alla qualità di problemi psicologici concomitanti, benché oggi esistano terapie efficaci anche per buona parte dei disturbi dovuti a cause fisiche.

In sessuologia in genere viene presa in cura una coppia e non il singolo, tranne casi particolari quando sia indicata una psicoterapia individuale. Ciò è senz’altro limitante, specie per gli omosessuali che non sempre hanno un partner fisso a disposizione. La terapia richiede un “duetto” perché utilizza la collaborazione di due persone per un certo periodo di tempo, meglio se affettivamente legate perché la stabilità del vincolo facilita i risultati positivi.

In tale trattamento vengono prescritte esperienze erotiche da sperimentare in modo intensivo nell’arco di settimane o mesi; cioè, il terapeuta dà istruzioni e consigli su quel che va fatto entrando nei particolari. Molti preferiscono integrare il programma sessuale con la psicoterapia, per quanto breve e focalizzata su tematiche importanti per la risoluzione del problema.

Una funzione difficile

Le reazioni sessuali sono di fatto molto delicate e facilmente soggette ad inibizioni psichiche o interferenze di ordine fisico. Paura, collera, tensione nel momento in cui ci si accinge a fare l’amore sono in grado di alterare i riflessi erettivi ed eiaculatori. Una condizione di rilassamento mentale e di assenza di forti emozioni negative è un requisito importante per l’attività sessuale, come pure per altre funzioni biologiche governate dal sistema nervoso autonomo.

Non di può presumere che un problema sessuale sia di origine psicologica se non si sono valutate eventuali cause organiche. In verità, un disturbo non è mai solo psicogeno o solo somatico, perché esiste una interrelazione costante in ciascun individuo; disfunzioni in principio organiche hanno poi riverberi psicologici e viceversa. Quindi è necessaria una visione d’insieme che prenda in considerazione in tutti i casi tutti i fattori, compreso il contesto socio-culturale.

Per comodità si differenziano le situazioni in cui prevalgono le componenti organiche da quelle in cui appaiono determinanti le problematiche affettive e psicologiche, nella logica di differenti tipologie di intervento.

Sofferenza e malattia non vanno d’accordo con l’interesse sessuale. Al di là dell’influsso negativo di patologie debilitanti o dolorose, vi sono stati fisici con specifico effetto: dai disturbi endocrini che modificano la produzione o l’utilizzo dell’ormone testicolare a quelli del midollo spinale ove hanno sede i centri di controllo di erezione ed eiaculazione; dalla alterazioni vascolari che incidono sul rifornimento di sangue agli organi pelvici (arteriosclerosi) alle affezioni metaboliche che ledono i nervi diretti ai genitali (diabete). Non vanno dimenticati gli effetti nocivi di parecchi farmaci e dell’alcool.

Per quanto riguarda la psicologia, si passa da situazioni risolvibili con la semplice informazione, in quanto dovute ad ignoranza o a convinzioni errate sul sesso, per arrivare ai casi in cui il sintomo è espressione di un disturbo profondo della personalità. In effetti, il clima sociale ha impedito in passato l’accesso ad un livello adeguato di conoscenze sul tema, per cui ci si scontra con mitologie e idee tanto arbitrarie quanto convenzionali.

Sovente la constatazione di una discrepanza fra l’esperienza personale e le aspettative ideali produce un disadattamento, senso di inferiorità e di colpa. Ciò può portare all’evitamento del sesso o all’inibizione nel comportamento, generando un circolo vizioso che impedisce di avere un atteggiamento equilibrato e di provare a realizzare una sessualità soddisfacente. Molte volte tutto quel che c’è da fare è proprio di dissipare la cortina di disinformazione e colpevolezza.

Il timore dell’insuccesso è un’altra causa frequente di disfunzioni, perché il soggetto è preda dell’ansia di non riuscire a fornire una “prestazione” adeguata e teme di venir rifiutato se non è in grado di procurare piacere o far bella figura. Talora non si tratta di paure e ansie superficiali o contingenti, bensì di conflitti piuttosto strutturati nel singolo o nella coppia.

Il disturbo può diventare qualcosa che ha radici così profonde da assumere un significato simbolico ed essere utilizzato come difesa psichica, per cui è l’interessato ad opporre inconsciamente resistenza alla scomparsa del sintomo mediante una terapia sessuologica.

In ogni caso, la disfunzione manifesta un disagio più complessivo, senza che ciò configuri grave psicopatologia, infatti va visto un po’ come la febbre, un segnale che qualcosa non va.
In base alla personalità e alla situazione di coppia si può scegliere fra interventi centrati sulla risoluzione del disturbo sessuale oppure volti ad approfondire la conoscenza della conflittualità sottostante.

Passato e presente del piacere

Anche se non si possono interpretare tutte le disfunzioni come conseguenze di antichi conflitti infantili, il passato svolge un ruolo decisivo sui comportamenti attuali, sul tipo e la quantità di richieste che si osano porre agli altri nella sfera sessuale ed affettiva.

Esperienze infelici e delusioni vissute nella fanciullezza e nell’adolescenza possono portare a cercare di difendersi da ogni intenso coinvolgimento emotivo. A volte l’ansia è messa in moto dal semplice contatto fisico, dall’intimità corporea, poiché essa presuppone e impone di provare fiducia nei confronti del partner, nonché l’accettazione del corpo. Altre volte il godimento genera ansietà perché è sentito come pericoloso e gravido di conseguenze. In alcuni casi la paura riguarda il poter essere “felici” e aver “successo”, al punto di sabotare le occasioni di benessere e piacere.

Può essere l’atto sessuale vero e proprio a indurre tensione diventando un terreno di sabbie mobili da evitare. Le inibizioni e le restrizioni cui ci si sottopone sono tante e tali da rendere impossibile proprio ciò che potrebbe giovare, cioè l’abbandono alle sensazioni gradevoli.

Spesso chi ha una disfunzione sessuale si avvicina al rapporto oberato da preoccupazioni d’ogni sorta, pensando a come le cose dovrebbero andare, a cosa pensa il partner e a quali reazioni potrebbe avere, e via dicendo. Precedenti insuccessi determinano un’ansia anticipatoria che rende più probabili ulteriori insuccessi, perché vigilanza e sforzo di volontà fanno a pugni con la spontaneità necessaria ai riflessi sessuali.

L’insicurezza, la disistima, l’insoddisfazione per il proprio corpo, rendono maldestri e rozzi nell’amplesso, paradossalmente non essendo in grado di concedersi un certo “egoismo” e preoccupandosi molto del partner è più difficile dare e ricevere piacere. Il timore di deludere e di non corrispondere ad aspettative inibisce invece di favorire lo scambio di reciproci piaceri e conduce a restare sempre un po’ al di fuori dell’esperienza.
Quando si è spettatori di se stessi e si controlla quanto accade, è in pratica annullato l’effetto benefico e rilassante del sesso.

Le difficoltà di comunicazione col partner, le reticenze e le ritrosie nel manifestare emozioni e sentimenti, rendono spesso stabili problemi in origine estemporanei. Lo stesso può dirsi per i conflitti di potere e ostilità nella coppia. Così, il modo di fare l’amore e vivere il piacere rappresenta il punto di incontro fra il passato e il presente. La sessualità, infatti, parla di noi ed è ascoltando quel che dice, sotto forma di sussurri e grida, che possiamo modificare e arricchire la nostra esistenza.

Eiaculazione anticipata

E' la più diffusa, ma non esistono dati attendibili per i gay, tra i quali raramente costituisce un grave problema nella coppia, essendo inapplicabili tutte le definizioni che fanno riferimento al coito vaginale, quali il numero di spinte o di volte in cui l’eiaculazione maschile precede l’orgasmo femminile.

L’obbligo di funzionare nel coito non esiste in senso stretto per gli omosessuali, oppure esiste in modo affatto differente; così pure non ci si trova di fronte a partner traumatizzati dal punto di vista psicosessuale per il fatto che l’orgasmo dell’uno non dipenda da quello dell’altro. Ciò non toglie che siano comunque in gioco una frustrazione emozionale e una incompleta soddisfazione erotica.

Anziché il criterio quantitativo può servire quello qualitativo: il problema consisterebbe nell’incapacità di percepire o riconoscere le sensazioni che preludono all’orgasmo, per cui viene superato inconsapevolmente il punto di non ritorno. Il trattamento prevede l’addestramento a sostenere la progressiva ascesa di tensione sessuale, un procedimento paragonabile all’apprendimento della continenza volontaria nella defecazione e nella minzione.
In alcuni casi le esperienze giovanili hanno una discreta importanza: la frettolosità, magari imposta dai partner, la precarietà e il pericolo, precedenti contatti mercenari o occasionali.

Gli uomini con eiaculazione “precoce” non sono ipersensibili o supereccitabili eroticamente, a differenza di quanto si crede, non sono talmente “caldi” da reagire agli stimoli con prontezza ed efficacia. Al contrario, non sono attenti in campo sessuale e si “scaricano” prima che la tensione sessuale giunga al massimo; quindi il livello critico di eccitazione è piuttosto basso.

Proprio per questo la terapia non punta sull’indebolimento della stimolazione e sulla distrazione del pensiero, bensì sull’insegnare a rinforzare l’attenzione e la concentrazione sulle sensazioni erotiche, in modo da raggiungere un valido controllo volontario del riflesso. Ciò si ottiene con particolari esercizi, quali il metodo “stop-start” o quello di “compressione”.

Al contempo si lavora sulla capacità di abbandono nella passività, nel ruolo di chi riceve stimoli piacevoli, per superare il timore del rifiuto e di non essere all’altezza della situazione. Infatti, sovente ci si difende dall’insicurezza e dal senso di inferiorità cercando di superinvestire i bisogni del partner, il che impedisce di lasciarsi andare.
È meglio non ricorrere ad auto-terapie improvvisate o per sentito dire, tipo pomate anestetizzanti sul glande o farmaci “ritardanti”.

Eiaculazione ritardata

Meno frequente fra gli eterosessuali e solo presunta tra i gay. Masters & Johnson, ad esempio, hanno riferito di non essere mai stati consultati da omosessuali con tale problema in più di dieci anni di attività.

Possono esserci gradazioni del disturbo: forme rare in cui non c’è mai stata eiaculazione, altre in cui si verifica solo in certe pratiche, altre ancora in cui sono necessari un coito o una stimolazione più energici e prolungati. Il soggetto è capace di eccitarsi e raggiungere erezioni normali, potendo mantenerle a lungo, tuttavia gli stimoli non riescono a far scattare il riflesso eiaculatorio.

Di solito l’eiaculazione avviene nella masturbazione solitaria, ma qualcuno raggiunge l’orgasmo soltanto nel sonno. Esiste una sindrome in cui è menomata la fase eiaculatoria e non quella di emissione, per cui si prova soltanto un senso di sfogo, un orgasmo a metà, con uno sgocciolamento del seme.
Episodi simili in forma estemporanea possono essere dovuti alla stanchezza.

Di frequente dietro il sintomo si nascondono conflitti piuttosto profondi connessi al controllo dell’aggressività, un notevole grado di iper-criticismo verso se stessi e grande preoccupazione per la prestazione. In effetti, è stato anche interpretato come un “tirarsi indietro” nel rapporto per difesa dalla pericolosità attribuita all’altro o per timore della propria aggressività.

In sé l’eiaculazione ritardata consiste in una inibizione involontaria dell’orgasmo, quindi un ipercontrollo da parte della corteccia cerebrale. Di conseguenza la terapia si basa sull’intensa stimolazione fisica mentre il soggetto viene indotto a distrarsi mentalmente dalla vigilanza mediante fantasie o supporti erotici (lettura o visione di materiale pornografico).

Disfunzione dell’erezione

Difficoltà erettive sono molto comuni, indipendentemente dall’età e dalle condizioni di vita: stanchezza, nervosismo, alcolici e droghe, partner occasionali e parecchie altre circostanze. Ciò in genere non ha conseguenze, se non una frustrazione momentanea.

Il ripetersi del fenomeno è in grado di condurre ad una disfunzione duratura perché incide sulla fiducia in se stesso del maschio. Non a caso i termini “impotenza” e impotente” vengono usati come insulti o con connotazione spregiativa, andando a colpire un elemento centrale nella psicologia maschile.
La potenza viene associata al membro eretto e il pene rappresenta sia un punto di forza che un punto debole dell’identità dell’uomo.

Secondo le ricerche il deficit riguarda il 2% dei maschi sotto i 40 anni e il 18% a 60. Per i giovani è per lo più in gioco la psiche, nell’insieme però si stima che cause organiche siano implicate fino al 70-75% dei casi, tenendo conto dei diversi fattori biologici implicati (arterie, vene, nervi, ormoni).

Pur con una completa integrità fisica, comunque, il riflesso erettivo è delicato e soggetto ad inibizioni dovute ad emozioni, ansia, paura, conflitti consci e inconsci.
La forma secondaria è molto più frequente di quella primaria (di solito psicogena). Esistono inoltre vari gradi di tumescenza del pene e situazioni che favoriscono il verificarsi del deficit.

Tra i molti fattori emotivi superficiali si possono citare: l’ansia di prestazione, il timore di venir rifiutati, la previsione dell’insuccesso, magari per precedenti episodi, l’interesse eccessivo per la gratificazione del partner, il senso di colpa riguardo al godimento. Importante è la dinamica di coppia e il significato del sintomo nella relazione a due.

Non di rado l’omosessualità gioca un ruolo nella disfunzione di maschi legati a donne, in particolare quando ci sono stati tentativi di mascherarla. In tali casi la terapia non può portare al ripristino della funzione sessuale, se non avviene anche un chiarimento.

La cura cerca di favorire una stimolazione adeguata in un clima rilassato che escluda prestazioni e richieste esigenti. Aspettative ed esigenze infatti frenano le reazioni sessuali, che non possono essere suscitate a comando. Inoltre, accanto all’accento sulla sensualità non genitale, si punta sulla distrazione dall’ansietà grazie a una vivace attività fantastica.

Farsi strada fra i miti sessuali

Bisogna riconoscere che, come scrive Preben Hertoft in Sessuologia clinica, “oggi come ieri si fa valere una visione della sessualità ampiamente mitica, che crea insicurezza e angoscia”. La caccia all’orgasmo e l’accento sul “rendimento sessuale” non hanno favorito una visione serena del sesso, anzi l’ideologia ha contribuito a farne qualcosa di idealizzato, per quanto sotto forma di oggetto di consumo di massa. La cultura della tolleranza cerca di controllare la sessualità adeguandola alle logiche del mercato, perché conta il fatto di “ordinare” qualcosa, non tanto il poco o tanto sesso, purché si profili un “dover essere”.

Eppure, se c’è qualcosa da liberare è di certo la capacità di pensare e desiderare in autonomia. Ciascuno ha diritto ad intraprendere percorsi personali e a trovare la propria strada nella sfera sessuale ed affettiva, senza sentirsi in dovere di adeguarsi a modelli precostituiti di efficienza e normalità. Di converso, la società dovrebbe fornire alle persone gli strumenti per orientarsi criticamente nel mondo dei contrastanti miti sessuali.

Mattia Morretta (1987)