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Quesiti su deviazioni sessuali

Come va considerato l’incesto e in quali circostanze si verifica?

Come noto, i rapporti sessuali tra un genitore e un figlio costituiscono una quota rilevante nella casistica dell’abuso sui minori, ma si differenziano per molte ragioni dagli altri atti sessuali tra adulti e bambini. Non si tratta di pedofilia poiché il soggetto maturo non è attratto in maniera preferenziale dai fanciulli; inoltre, l’importanza che la figura paterna ha nello sviluppo psicologico fa sì che l’incesto possa comportare profondi traumi duraturi.
Anche quando il fatto sembri in apparenza ben superato per alcuni è assai probabile che il traumatismo riemerga nel corso di successive crisi esistenziali.

In effetti, i rapporti incestuosi avvengono sulla base di una costrizione e in assenza di un clima di fiducia. Il bambino crede che il genitore abbia ogni diritto sul suo corpo e sulla sua mente, perciò non riesce neppure ad ipotizzare una ribellione. Egli è portato a ritenere che l’interdizione dell’incesto riguardi il suo desiderio verso il genitore e non l’inverso; non ultimo si sente gravato dal senso di vergogna e di colpa per la condotta di chi ne abusa.

Simili vicende riguardano per lo più nuclei famigliari globalmente disturbati, sovente in condizioni economiche ed abitative disagiate, ove la grande carica di aggressività presente trova modo di scaricarsi nella manipolazione dei più piccoli e vulnerabili. È evidente quindi che il vincolo di sangue non agisce da freno quando il livello di frustrazione è molto elevato in individui particolari.

Ne sono protagonisti padri cui rimane poca stima di sé e ancor meno degli altri, portati ad arraffare quel che possono e dove possono. Sono uomini autoritari ma deboli, che ricorrono all’esercizio di una sorta di dominio assoluto per rifarsi del vissuto di inferiorità e di fallimento. Spesso si scopre che il caso incestuoso esploso all’improvviso coinvolge in realtà, in una concatenazione di conflitti, anche generazioni precedenti con un meccanismo a cascata.

Talvolta esistono veri e propri disturbi mentali, però in generale è riscontrabile un bagaglio di carenze affettive e brutalità sofferte nell’infanzia dagli stessi genitori. Queste famiglie andrebbero pertanto curate o aiutate nell’ambito di un più vasto programma di prevenzione sociale.

È vero che condotte pedofile sono frequenti negli anziani?

Numerosi studi hanno fatto giustizia dell’idea che voleva il pedofilo vecchio e morboso, riconoscendo che al contrario la pedofilia riguarda soggetti molto spesso giovani. Di converso, si possono citare manifestazioni pedofile causate da disturbi neurologici e psichici in età avanzata come espressione di un allentamento dei freni inibitori rispetto a pulsioni ed atti socialmente riprovati.

Senza sconfinare nella patologia accade a volte che individui anziani si trovino coinvolti in vicende giudiziarie per tentata aggressione sessuale, pur non essendo affatto né pedofili né bruti. La mancanza di una regolare vita sessuale, la solitudine o semplicemente il bisogno di affetto, possono portare un anziano a cercare un contatto fisico con minori in quanto a portata di mano o facilmente abbordabili, senza effettive intenzioni malevole o violente.

Non vi è in ciò nulla di abnorme o di incomprensibile, si attribuisce troppa importanza al fattore sessuale, dimenticando che è il clima affettivo a determinare conseguenze piacevoli o spiacevoli dei contatti intimi. In tali casi il panico dei genitori e le reazioni di plateale condanna dell’entourage del bambino possono rendere traumatici episodi di per sé non particolarmente significativi. I piccoli soffrono soprattutto per la morbosità e i sensi di colpa dei grandi.

A cosa ci si riferisce quando si parla di necrofilia?

La necrofilia è una forma rara di deviazione sessuale che nelle sue manifestazioni estreme si esprime nell’accoppiamento con cadaveri o nella masturbazione in loro presenza. Viene in genere associata a patologia psichica ma, per quanto sia una condotta stupefacente, non se ne può dedurre in assoluto una grave anomalia mentale.
In pratica, per i necrofili l’atto sessuale diviene possibile solo in certe condizioni di degrado e ciò configura quantomeno l’esistenza di un problema serio.

Nella maggioranza dei casi si ha a che fare con situazioni più sfumate e soltanto in poche circostanze si verifica la ricerca di un contatto erotico con cadaveri.
Si può parlare di spunti necrofili quando il piacere deriva dalla contemplazione di scene macabre oppure dall’esecuzione di rituali d’impronta funerea (messe nere e riti analoghi). D’altronde, esiste tutto un filone letterario e cinematografico che pesca nelle torbide acque dei fantasmi più inconfessabili.

Scrittori del calibro di Edgar Allan Poe hanno attinto a piene mani dalle atmosfere gotiche e “necrofile” con gran diletto del pubblico. Il gusto dell’orrore che inchioda alle poltrone milioni di spettatori esprime in qualche modo il fascino che la morte e il terrore esercitano sulla nostra psiche ancestrale, nonché il tentativo di esorcizzarli.

Cosa si intende con il termine satirismo?

I satiri nell’antica Grecia erano divinità dei boschi e delle fonti associate a Dioniso (dio dell’ebbrezza, della vegetazione e della fecondità) e raffigurate come uomini con attributi caprini (cosa, zoccoli, orecchie appuntite). Con il termine satirismo si intende una esagerazione dell’impulso sessuale nel maschio, che non è dominato e spinge a condotte sfrenate e inopportune.
Si tratta di una deviazione di tipo quantitativo più che qualitativo, caratterizzata non dalla particolarità dell’oggetto o delle finalità sessuali, bensì dalla tendenza ad una attività erotica tanto intensa da risultare dannosa.

Al di là dei casi patologici nell’ambito della normalità di solito ci si riferisce ad uomini, sia etero che omosessuali, che esprimono talora preoccupazione per l’intensità della spinta erotica vissuta quasi come una coazione invincibile.
Essi si sentono insoddisfatti delle esperienze sessuali e ricercano in continuazione partner ed occasioni in un’altalena di sensazioni piacevoli e penose. Nel caso limite il bisogno sessuale diviene sintomo di un conflitto profondo della personalità o di un disturbo psichiatrico.

Il travestitismo è una deviazione sessuale?

Comunemente si pensa al travestito come ad un omosessuale che usa abbigliamento femminile per prostituirsi o per attirare teatralmente altri maschi.
Il travestitismo o trans-vestismo inteso invece in senso psichiatrico concerne maschi eterosessuali in cui l’eccitamento e l’orgasmo dipendono dal fatto di indossare indumenti propri del sesso opposto.

Si tratta cioè di una tendenza ad immedesimarsi e a vestire i panni della femmina, in maniera parziale o completa, ripetutamente e involontariamente. L’orientamento di base di tali uomini è eterosessuale, per quanto in genere siano scarse le esperienze con la donna, e solo occasionalmente hanno comportamento omosessuali.
Essi si sentono maschi e non vogliono affatto rinunciare al pene, a differenza dei transessuali. Anche nell’infanzia si manifesta la propensione insopprimibile ad usare abiti femminili, quindi in modo diverso dal classico gioco del mascheramento caro ai bambini.

Alcuni riescono fino all’età adulta a travestirsi solo in privato, ma per lo più crescendo si rendono conto di non poter rinunciare ad almeno un indumento femminile e di non ottenere altrimenti l’eccitazione.
Se vengono privati di questa opportunità, si verifica un’intensa frustrazione e l’ansia sale. Ci sono articoli di vestiario preferiti per masturbarsi e poi utilizzati nei contatti sessuali, prima in maniera intermittente e poi abituale.

La biancheria intima femminile può essere molto eccitante per tanti uomini, però non è un elemento necessario per raggiungere l’erezione o l’orgasmo. Così pure, può capitare che un maschio vesta abiti dell’altro sesso per trovar sollievo a stati di tensione, senza che ciò causi direttamente eccitazione sessuale e non per una spinta compulsiva.

Vi sono autori che considerano il travestito vero e proprio un individuo con duplice identità, ciascuna con personalità, voce, abbigliamento e modi adatti. Nei panni maschili il soggetto ha una condotta del tutto normale, però avverte in certi momenti il bisogno prepotente di assumere l’identità femminile e cambiare vestiario.

Lo psichiatra Robert Stoller ha affermato che il travestitismo è la modalità usata da uomini ossessionati da desideri femminili per difendere il proprio senso di mascolinità. All’origine vi sarebbero contrastanti richieste da parte dei genitori nei confronti del bambino, che porterebbero allo sviluppo di una duplice identità sessuale e alla necessità di travestirsi.

Negli USA esistono negozi specializzai nella vendita di indumenti femminili e accessori in taglie maschili, per quanto in alcuni stati esistano leggi contro il travestitismo applicate con severità. Anche in Europa ci sono paesi che prevedono il rilascio di speciali permessi sulla base di una ricetta medica per evitare che i pazienti in questione incorrano nell’arresto. In tal modo si riconosce la compulsività e l’involontarietà del fenomeno, in quanto tale non perseguibile.

Coprofilia e urofilia sono indice di malattia mentale?

Nella copro ed uro-filia il piacere sessuale è connesso al contatto o alla presenza di feci e urine, rispettivamente. Esse vengono considerate nel più vasto gruppo delle parafilie , termine col quale si indica che è qualcosa di particolare a costituire fonte di attrazione per l’individuo: situazioni erotiche ed oggetti insoliti ai fini dell’eccitamento sessuale.
In alcune forme psicotiche, in schizofrenici in stato di isolamento, bambini gravemente disturbati, si può osservare talvolta la tendenza a conservare feci umane o escrementi di animali quale manifestazione di condotte regressive. I prodotti escrementizi del proprio corpo possono talvolta associarsi a spunti di autoerotismo, ma non si tratta di effettiva predilezione nel sesso che invece denota qualcosa di strutturale e morboso.

Del resto, se è vero che quando sono presenti perturbazioni psichiche esistono pure problemi o anomalie nella sfera sessuale, non è sempre vero il contrario. Ciò vuol dire che gli individui dediti a certe perversioni non sono per necessità affetti da gravi disturbi mentali, occorre infatti verificare se il modo bizzarro di provare eccitazione sia fissato una volta per tutte e sia l’unica possibilità per provare godimento.
Sovente manifestazioni del genere si trovano nel sadomasochismo in forma moderata e secondaria, e non mancano individui che introducono l’urina nei giochi erotici.

Non provare disgusto per il contatto con queste materie vili durante l’atto sessuale viene considerato segno di disinibizione quando è forte l’intesa tra i partner; in tal caso si sottolinea che la conoscenza fisica è totale e priva di tabù, tanto che del corpo altrui nulla è obbrobrioso o schifoso.
Norme igieniche di base andrebbero ovviamente utilizzate quando si indulge in abitudini inconsuete con materiale escretorio organico.

Mattia Morretta
Fascicolo n.87 Enciclopedia Amare, Gruppo Editoriale Fabbri, 1987