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A quale prezzo: sesso a pagamento

Il tradimento, occasionale o abituale, riguarda una frequentazione sessuale e/o sentimentale al di fuori del legame coniugale o della coppia consolidata, il che può variare da incontri estemporanei a rapporti duraturi e più profondi sino alla vera e propria relazione (finanche famiglia) parallela.

Il suo contraltare più sottaciuto e oscurato è la tipologia a se stante del sesso con prostitute, non rubricabile e infatti non vissuto come "tradimento".

In passato tale fenomeno era considerato il rovescio della medaglia di una morale sessuofobica monogamica, esemplificato dall’esorbitante numero di meretrici nella Londra della seconda metà dell’Ottocento.

Pur con i mutamenti, in alcuni casi "rivoluzionari", intervenuti nella concezione della sessualità, e in particolare della libertà sessuale femminile, non si può certo dire che si sia ridotto il numero degli effettivi della prostituzione.
Se ne deduce che non è propriamente l’indisponibilità della moglie o compagna al rapporto sessuale il motivo del ricorso al sesso mercenario.

Ciò che eufemisticamente viene definito dai signori uomini “amore a pagamento” sembra possedere valenze del tutto specifiche e in qualche modo slegate da ogni moda culturale.

La “liberazione sessuale”, se ha condotto la donna ad acquisire la consapevolezza di proprie prerogative in questo campo, ha suscitato nell’uomo paure e inquietudini.

Oggi, per un uomo sposato o convivente (in coppia fissa) la moglie, la compagna o l’amante non costituiscono un puro momento di tenerezza o divertimento; la donna che si pone come persona globale, capace di sesso e di amore, chiede conto al partner delle sue intenzioni e lo mette dinanzi alle sue responsabilità, anche in una relazione adulterina.

Come ha scritto Anna del Bo Boffino “l’adulterio non è più una colpa, ma una scelta. E come tutte le scelte ha un prezzo”.

Del resto, molto spesso quel che viene vagheggiato in termini di felicità e di gioco a proposito delle relazioni extraconiugali non regge nella realtà delle complicazioni e degli intrighi comunque presenti nei legami che mescolano sesso e affettività.

E allora, se l’adulterio non è più quella terra neutrale in cui coltivare la pianta lussureggiante della passione, insofferente alla serra familiare, ecco che aumenta l’interesse per il rapporto con la prostituta: finalmente, niente complicazioni, niente responsabilità, impegni e fatiganti coinvolgimenti emotivi, tutto viene fatto saltare dal contratto mercenario. Denaro contro puro e semplice piacere.

Non vale solo per giovani esuberanti o scapoli un po’ inibiti; anche l’uomo con la moglie o una partner fissa soggiace spesso al fascino dell’avventura mercenaria, come se quest’ultima fosse depositaria di una verità tutta interna alla sessualità maschile.

Lo statuto di “oggetto degradato” proprio della prostituta pare rappresentare un elemento a favore del dispiegamento dell'erotismo maschile in forma più immediata e diretta.

Sigmund Freud riteneva in qualche modo universale il bisogno di squalificare l’oggetto sessuale per dar libero corso agli istinti, come conseguenza della mancata fusione in molti uomini delle correnti di tenerezza e sensualità nell'interazione eterosessuale.

La barriera dell’incesto, che impedisce la realizzazione dell’investimento erotico sulla madre, secondo Freud, porterebbe l’uomo a separare le donne in “sante” e “puttane” e a dissociare, di conseguenza, la propria vita amorosa: “Dove amano non provano desiderio, e dove lo provano non possono amare”.

Nella sua attività sessuale con la donna “ufficiale” l’uomo si sentirebbe limitato dal rispetto e dalla proiezione su di essa della immagine materna. Avrebbe pertanto bisogno di un oggetto sessuale svalutato, privo di connotazioni etiche e di titubanze estetiche, sconosciuto e impossibilitato a giudicare.

Con una donna stimata, inoltre, la soddisfazione di componenti perverse della sessualità è impossibile, o più complicata e sofferta. Pertanto apparentemente la prostituta è proprio l’oggetto ideale perché spregiato di fatto in se stesso.

Pur conservando queste considerazioni un loro valore, non si può disconoscere che attualmente l’ambito del lecito nella coppia è assai più esteso di quello d’inizio secolo. Ciò significa che la bassezza e la volgarità della prostituta fungono da richiamo per motivi diversi dalla pudicizia poco probabile delle coppie moderne. Il sesso a pagamento ha infatti non pochi “vantaggi”.

Anzitutto la passe (ossia “passata”), per dirla alla francese, solleva dall’imbarazzo del prima e dalla noia del dopo: non c’è nessun bisogno di sedurre né di gestire una relazione. E’ un contatto "astratto" a dispetto della bruta materialità, senza antecedenti e senza conseguenze, privo di formalità da espletare e qualità da vantare.

Il denaro oltretutto permette le coesistenze più incredibili; nessun uomo, per quanto brutto, povero, incolto, vecchio o malato, è incompatibile con l'offerta prostitutiva. Il contratto monetario confonde persone e classi sociali, omogeneizza gli individui, realizza una democrazia assoluta.

La prostituta si offre come organismo polivalente, cui nessuna forma di desiderio è estranea, e disponibile per tutti, senza discriminazioni: per lei son tutti “clienti”, e basta.

Pagando, o meglio affittando, per poco una corporeità femminile, l’uomo riesce a evitare la spiacevole condizione dell’egoista, che chiede senza dare, e a eludere il problema dello scambio e di quel che egli rappresenta per la partner.

Godere senza pensare all’altro, senza preoccupazioni di reciprocità, senza debito, in fretta e irresponsabilmente: per tutto questo l’uomo è disposto a pagare, e molto caro a volte, quasi a risarcire l’altra della mancanza di considerazione inflittale.

Nel contatto con “la donna di piacere” si cerca quindi la gratificazione facile e la possibilità di concretizzare le più stravaganti fantasie, ma soprattutto qualcosa di più scandaloso e improponibile a una donna normale: sprofondare nel proprio egoicentrismo, nella totale indifferenza rispetto a qualsiasi alterità.

Non si chiede solo una promessa di piacere, bensì la sottomissione ai propri fantasmi, la disponibilità a recitare tutte le parti che il cliente può esigere.
Per questa facoltà di condensare su di sé gli investimenti delle fantasmizzazioni maschili, la "meretrice" è stata addirittura paragonata allo psicoanalista e si è parlato di “seduta prostitutiva”.

Lo spazio dell’incontro con la prostituta è, in ultima analisi, una specie di oasi che permette l’affrancamento dalla quotidianità, dalle leggi sulla parità dei sessi, dai controlli sociali, dalla “voce della coscienza”; come se esistesse un'esigenza di trovar un rifugio e nascondersi dalla socialità.

Mattia Morretta
Testo originale nel Fascicolo n.45, Enciclopedia Amare, Gruppo Editoriale Fabbri, 1986