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L'ultima spiaggia
Lido di Venezia

La lunghezza del tragitto impone pazienza e spirito di adattamento, arrivare con l’autobus che parte dal piazzale del Lido è già un viaggio a ritroso negli anni, perché si passa dalla vivacità quasi soffocante della Grande Venezia al clima dimesso da paese di mare, popolato da gente semplice e diretta, da più punti di vista fermo in un’epoca imprecisata del passato.

Si scende a una delle ultime fermate in direzione sud, là dove non ci sono mai stati i grandi alberghi e i modaioli sono assenti mancando comodità e palcoscenico. Ed ecco la località di Alberoni, nota anche ai residenti come punto di ritrovo internazionale per gay.

Oggi la macchia mediterranea dietro la lunga e vasta spiaggia sabbiosa è un’area verde protetta, con tanto di percorsi e istruzioni per l’uso compatibile, la zona allestita con cabine e ombrelloni è frequentata dai residenti e dagli ospiti delle colonie e istituti adiacenti.

Il piccolo bar dello stabilimento si rivela prezioso per coloro che si avventurano e ritornano dall’escursione in un pianeta assolato e un po’ selvaggio, che ingloba pure un molo e un faro assai suggestivi pur nella loro modestia.

Le alghe ingombrano il bagnasciuga, le maree vi depositano foglie, rami, rifiuti; prima di perdere il contatto dei piedi con il suolo occorre spingersi molto avanti nell’acqua; eppure, il luogo ha un suo fascino antico, che trova proprio nella naturalezza e nella sensazione di abbandono una sorta di via d’accesso ad un mondo originario, sospeso nel tempo.

I "gay" occupano un’area estesa, variabile, da un certo punto in poi rispetto alla parte attrezzata, e si dispongono su tre fasce in successione, per così dire dal piano al monte, come armate schierate di fronte al mare, a seconda delle intenzioni o dell’orario.

L’avamposto è costituito da gruppi e coppie, col costume e tutto l’occorrente per l’abbronzatura e la sosta sotto il sole (poco frequenti, però, gli ombrelloni, fatigante portarli sin lì).

A metà tra la spiaggia e le dune vere e proprie, ancora parecchi gruppi/coppie ma anche molti singoli, per lo più nudi, al riparo di bassi arbusti piuttosto che di tendoni improvvisati o costruiti con cura ricorrendo a solidi tronchi.

Infine, ai pian alti, a ridosso del bosco, quasi tutti singoli, corpi nudi, allegramente abbronzati e in bella vista oppure pallidi e ben protetti sotto ogni genere di pianta o cespuglio.

Le pose e i gesti esibizionistici di alcuni degli abitanti delle dune non sono graditi dagli occupanti della prima e seconda fila, i quali li considerano compromettenti o volgari, specie nel fine settimana, ma difficilmente si astengono dal lanciare verso l’alto occhiate curiose e spesso, a turno, risalgono il pendio per una passeggiata di verifica o di controllo delle opportunità di sesso.

Di converso, coloro che scendono dalle alture per fare il bagno indossano il costume insieme alle calzature, tranne rare eccezioni nei giorni feriali, quando l’intera zona giace nel silenzio e i gay presenti appaiono dispersi e tendono ad occultarsi nella vegetazione.

L’arrivo di più o meno ignari bagnanti comuni, in cerca di luoghi appartati per soddisfare bisogni corporali, getta talora scompiglio nelle schiere di naturisti per caso dentro e fuori il boschetto.

In alcuni periodi il movimento è notevole e il via vai di uomini nudi o seminudi tra le dune offre uno spettacolo strano, non solo per la varietà dei tipi somatici e delle età, ma anche per l’assenza di maschere e abiti sociali.

Vedere i corpi muoversi nella luce solare o sostare all’ombra degli alberi, con il mare sullo sfondo o nel folto della pineta, nell’assenza di rumori, musiche e voci, fa pensare a un’isola in cui tanti Robinson Crusoe si crogiolino nell’ozio e nel disimpegno, senza attese e aspettative di salvataggio, anzi, contenti di sapersi in salvo dal mondo, per quanto solo per poco tempo.

Osservando da una certa distanza, si è portati a pensare che qui la fisicità e la sensualità possano davvero esprimersi in maniera rilassata, armonizzandosi con l’ambiente naturale e trovandovi la cornice appropriata, al contrario di quel che avviene nei locali commerciali dedicati soltanto in apparenza agli amanti del nudismo e di fatto officine di trasformazione dei corpi in macchine.

La collocazione periferica e l'aria di trascuratezza, l'abbandono al caso e all'iniziativa dei singoli, ne fanno qualcosa di diverso anche rispetto alle spiagge organizzate di certe località straniere, nelle quali sovente ci si sente come irreggimentati e allogati in compartimenti stagni quali membri di una minoranza pagante.

Sembrerebbe, inoltre, che in un posto simile il desiderio possa tornare ad essere tale, venendo suscitato dall'oggetto, dalle forme e dagli stimoli sensoriali, senza ansia di concretizzazione o di prestazione; sguardo, fantasia, immaginazione, pausa e quiete dei sensi pur attivi, al posto di bisogni meccanici e urgenti.

L’impressione di spontaneità e semplicità è destinata a sfumare col passare delle ore, soprattutto quando c'è maggiore affollamento. Allora si è costretti a vedere i rituali di tutti i luoghi di cruising, a constatare gli appostamenti nervosi, le operazioni di caccia insistente al limitare della boscaglia, le rapide escursioni o incursioni dal basso all’alto con atteggiamenti rigidi e volti privi di mimica.
Compaiono le titubanze e le diffidenze, la pretesa di consumo e il calcolo delle conquiste, insomma la noia della pseudo-sessualità gay.

E' interessante constatare che tipi omosessuali tanto differenti (gli uni gay moderni e convinti, gli altri praticanti senza denominazione e identificazione) trovino un minimo comune denominatore nello scopo che mostrano di condividere: la meta non è una qualche forma di intimità o di corpo a corpo, bensì la manipolazione e l'uso del pene, secondo un copione prestabilito o un automatismo che prevede concentrazione, rapidità d'azione e distacco affettivo.

In parte, parrebbero varianti dei cosiddetti giochi puberali, anch'essi poco ludici molto spesso, focalizzati sui genitali immaturi, impregnati di egocentrismo e colpevolezze acerbe, avulsi da finalità relazionali o comunicative.

D'altronde, i più sono talmente abitudinari e saturi per le ripetizioni di un gesto sessuale fine a se stesso, da riservare scarsa attenzione e poco tempo a contatti rubricati sotto la voce "routine"; di sicuro, non sono motivati a conoscere una persona e magari arrivare pian piano a desiderare di fare l'amore.

Tuttavia, forse qualcuno riesce a divertirsi e a sorridere con leggerezza, mostrando di capire che non va sprecata l’occasione di rimirarsi sfiorarsi identificarsi, con qualche goccia di essenza erotica gratuita, in un contesto che sospenda la diversità e la competizione.

Una volta tanto converrebbe saper imitare e finanche surclassare i maschi eterosessuali, i quali pur senza esserne consapevoli sanno intuitivamente che la sempre precaria e vulnerabile virilità ha bisogno di sostegni e incoraggiamenti, confidenzialità e prossimità, talora nuda vicinanza e compagnia senza parole, come tra rami della stessa pianta.

Sul pullman del ritorno, al calar del sole, la gioventù mostra tutti i segni esteriori della presunta gaytudine cittadina, gli uomini maturi non hanno più posture spontanee, è tornata l'impossibilità di essere normali.

L'illusione di un'oasi a misura d'u-omo è rimasta sulla lunga spiaggia, tra le alghe scomposte, la brezza marina della sera aleggiante tra le dune.

Mattia Morretta (2007)