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Pubblicità regresso: prevenire ma non troppo

Che la pubblicità sia l’anima (venduta al diavolo) del commercio lo dimostrano soprattutto i messaggi rivolti alla clientela gay dall’imprenditoria di categoria, nei quali ci si arrampica sugli specchi per far credere che gli interessi economici e quelli della salute (per non parlare della dignità umana, questa sì al di là di ogni immaginazione) possano andare d’amore e d’accordo.

Si dovrebbe avere il coraggio di distinguere il grano dal miglio e farla finita con la mistificazione a proposito delle buone intenzioni dei gestori di locali hard per gay, perché non c’è modo di far tornare i conti sulla stessa pagina, il mercato e il sociale sono dimensioni differenti, benché ormai il primo stia assimilando il secondo in qualsiasi ambito di vita.

Persino laddove esistono forme strutturate di comunità gay, i contenuti delle campagne di prevenzione sono condizionate al ribasso dalla sottocultura del consumo sessuale promossa a ritmo di tamburo dalla reclame dei circuiti commerciali.

L’intero sistema è una catena di montaggio dell’alienazione che sfrutta fino in fondo il filone minerario di un eros ormai esangue e ridotto a fantasma. Vi si propaganda la valorizzazione delle esigenze della minoranza dando loro organicità, intanto che si fa leva sull’appetito sessuale per imprimere nei clienti il dettato della libera omosessualità col fuoco delle sensazioni fisiche.

Nei fatti si fa opera minuziosa di condizionamento e più che di divertimento si dovrebbe parlare di corsi di addestramento.

Il programma è finalizzato alla spersonalizzazione e alla fissazione di copioni comportamentali, i cui co-scritti devono mettere a tacere tutto quanto possa interferire o compromettere il risultato (disagi, malattie, sofferenze e bisogni relazionali).

Come riescono allora i maghi della finanza gay a spacciarsi per alleati dei movimenti nella causa di emancipazione e liberazione? Niente di più semplice. Non usano trucchi, non si può dire che ricorrano all’inganno, fanno e dicono tutto direttamente agli interlocutori interni all’ambiente, non hanno bisogno di dissimulare o camuffare i loro obiettivi, perché sono i destinatari a chiedere quei prodotti e in quelle confezioni o a corrispondere di slancio alle offerte.

Primo esempio. Nelle guide gay internazionali alcune paginette vengono dedicate ai consigli e alle informazioni per l’infezione da Hiv e le altre MTS, una specie di prontuario in miniatura con tanto di foto esplicative delle lesioni dal vivo per incoraggiare la visita medica e il trattamento.

Gli estensori, infatti, sanno bene che molti praticanti omo-sessuali mettono la testa sotto la sabbia di fronte alle conseguenze della ginnastica erotica e negano o rimuovono tutto ciò che non sanno come affrontare, anche a costo di compromettere gravemente la propria situazione sanitaria e mettere a repentaglio quella altrui.

Le restanti centinaia di pagine punteggiano le notizie sulle strutture turistiche e di intrattenimento dei vari Paesi con immagini e parole a senso unico, inneggianti al godimento libero in tutte le salse, cruising fortissimamente cruising, suggerimenti per raggiungere il più remoto angolo di pesca proibita o legalizzata, ovunque vi sia una zona d’ombra per addentare e divorare la carne macellata dei cosiddetti partner, con l’accento sulle opportunità di prostituzione, sadomasochismo, travestimento.

Come se niente fosse, qua e là riproduzioni di manifesti e brochure di ONG con frasi ad effetto sull’Hiv, alcune decisamente più pertinenti di quelle trite e ritrite a noi note.

Colpisce in particolare uno dei prodotti della mitica Associazione francese AIDES per incoraggiare eroticamente l’uso del preservativo. In una vasca bianca dei tempi andati siede un uomo con un braccio cascante e l'altro lungo il bordo, al posto del collo e della testa troneggia la parte terminale del pene: il glande scoperto e un pezzetto di asta con due forellini in luogo degli occhi.

Quando si dice andare al sodo e prendere il toro per le corna: non è forse vero che i gay nella sfera sessuale (s)ragionano con l’organo genitale (avendo una sola idea fissa e agendo tutti come “teste di cazzo”)?!

La didascalia recita: “Il cazzo dice: I preservativi sono come un buon bagno, quando ci si è dentro non si vuole più uscirne”. Sotto la sigla dell’Organizzazione, con l’aiuto di una lente d’ingrandimento si può leggere: “Il solo mezzo di fermare il Sida siete voi”.

Chi è stato a Parigi, può dire se lo strumento sia adeguato o un rimedio erboristico inefficace o finanche controproducente: quel pene, infatti, che strizza l’occhio e fa gola al lettore, il profilattico non l’indossa!

Secondo esempio. Sulla rivista Gay Times campeggia a tutta pagina una significativa operazione di “immagine” curata da GMFA (Action For Gay Men’s health), membro della London Gay Men’s HIV Prevention Partnership. Un disegno a colori mostra in primo piano il fondo schiena nudo di un uomo (una natica e una coscia) dal quale schizza il noto liquido biancastro sul petto di un giovane inginocchiato davanti, il quale volge il capo di lato e fissa lo sguardo sulla fonte di delizie affidando a un fumetto il suo pensiero e desiderio: “yeah, let me watch you cum”.

Gli autori ricordano un po’ stancamente ai lettori che, pur se di rado, l’Hiv può essere trasmesso attraverso il sesso orale, aggiungendo che l’infezione è “molto improbabile” se lo sperma non viene ricevuto in bocca. Il messaggio disperato in grassetto è: riduci il rischio, “cum outside!”.

Sembra di capire che si punti a rendere desiderabile o trendy l’eiaculazione esterna, forse facendo leva sul modello analogo in chiave pornografica, dato che nei video far vedere l’emissione del seme è il solo modo di segnalare l’orgasmo. Peccato che per farsi intendere da chi fa orecchio da mercante si proceda per compartimenti stagni, finendo per mettere in conto il male minore della sifilide e delle uretriti.

Ecco la strada maestra: ripetizioni e corsi di recupero senza esami, promozioni facili e sei politico, indottrinamento subliminale o durante il sonno della coscienza. Tutto pur di non mettere in crisi lo "stile" di vita gay tanto caro ai venditori di sesso e ai detrattori religiosi e politici degli omosessuali.

Beata ignoranza…

Mattia Morretta (febbraio 2006)