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Sesso, che passione
Testo originale nel Fascicolo n. 23, 1986, Enciclopedia Amare , Fabbri Editori

Un gran numero di gay si dedica pressoché esclusivamente alla ricerca di partner sessuali, avendo a disposizione un vasto territorio per cacciatori solitari: saune, bar, discoteche con annesse “camere oscure” per la consumazione del sesso, parchi, vespasiani, toilette delle stazioni ferroviarie, cinema a luci rosse, parcheggi sulle autostrade, spiagge e sentieri lungo i corsi d’acqua.

Specialmente all’estero, in città meta di pellegrinaggi profani, locali confortevoli ed attrezzati per ogni evenienza hanno trasformato in concrete realtà tutte le possibili fantasie erotiche gay.
Uno spaccio fiorente volto a soddisfare tutti i gusti e i disgusti: amanti della “pioggia dorata” (urina) o degli escrementi; fautori della frusta e delle catene, degli abiti in pelle e dello schema schiavo/padrone; annusatori di popper (sostanza a base di nitrito d’amile dal tipico e pungente odore, usata a mo’ di afrodisiaco per via delle proprietà vasodilatatrici e tachicardiche) e praticanti del fist-fucking (penetrazione con il pugno e l’avambraccio); appassionati dell’ammucchiata e via dicendo. Per chi lo desidera è previsto anche un fazzoletto da portare nel taschino dei pantaloni con un colore differente per poter conoscere a distanza le preferenze erotiche.

Si potrebbe dire che siano soprattutto gay non dichiarati ad avvalersi del cosiddetto sesso sordomuto nei bar con retro, nel parco la sera tardi, nei bagni pubblici, ovunque non si facciano domande. Tuttavia, altrettanto si può affermare che in alcune località statunitensi molti gay abbiano trascorso interi anni nelle saune e nelle black-rooms. C’è chi ha ammesso senza imbarazzo parecchie migliaia di partner, che apparentemente non hanno lasciato traccia. La formula in voga è stata quella del sesso “ricreativo”, analogo al giocare a basket o all’andare a cena fuori.

Una certa percentuale di omosessuali, di converso, ha pochi o pochissimi rapporti, specie tra coloro che vivono in piccoli centri o restano ai margini del “giro”. Le occasioni di incontro sono allora limitate e l’astinenza diviene più necessità che scelta.

Indagini svolte in vari Paesi europei mettono in evidenza l’alto grado di promiscuità fra maschi gay. In una condotta in Francia, solo il 5% dichiara di non aver avuto alcun partner sessuale negli ultimi tre mesi, mentre il 95% ne riferisce da un minimo di 4 a più di 50. In taluni casi le cifre paiono francamente da capogiro. L’età di massima attività sessuale risulta quella tra i 25 e i 44 anni, e gli ultraquarantenni si rivelano più praticanti dei ragazzi fra i 16 e i 25 anni. Ai sentimenti viene accordata più importanza da parte dei giovani adulti, tanto che fra i 20 e i 35 anni il 42% dei gay sarebbe accoppiato. In generale, comunque, solo il 20% di coloro che si dicono in coppia afferma di non tradire mai il compagno, perché per il resto il tradimento è un evento ordinario, occasionale o abituale (finanche una volta alla settimana).

Teoria e prassi dell’erotismo gay

L’idea di poter distinguere gli omosessuali in attivi e passivi è tanto classica quanto forzata. L’intercambiabilità per lo più è la regola rispetto all’eccezione della netta separazione dei ruoli. A rigor di logica, per altro, chi pratica la fellatio “agisce” nei confronti del partner e la “ricettività” forse esprime meglio la condizione di chi riceve il membro nella penetrazione. Esistono, comunque, gay che prediligono pratiche ricettive più o meno costantemente, così come altri assolutamente restii ad assumere comportamenti “passivi” e che non accettano di farsi penetrare.

Talora si tratta di preferenze legate all’età: passività in gioventù, attività e passività nella maturità. Altre volte il criterio è l’adattamento alla situazione contingente e alle richieste del partner del momento. Il ruolo è più fisso negli incontri con soggetti bisessuali o eterosessuali occasionalmente dediti a rapporti omo. Un mutamento in questo ambito è stato introdotto dal fenomeno “macho”, che ha cercato di nobilitare la passività mediante la sottolineatura dei tratti virili e fallici di chi si fa penetrare, rivendicando perciò che si tratti di un gioco tra maschi a tutti gli effetti.

Nonostante l’immaginazione popolare consideri il coito anale la principale occupazione sessuale degli omosessuali, tutte le ricerche smentiscono invariabilmente tale credenza. Per secoli l’omosessualità è stato chiamata “sodomia” e nelle opere di medicina forense per i processi a sfondo sessuale nel XIX secolo, per esempio, il pronunciamento sull’omosessualità degli accusati si basava sulla dimostrabilità della sodomia: la “prova” veniva cercata e trovata a livello anale. Persino il poeta Verlaine, durante il processo intentatogli nel 1873 per aver sparato all’amante Rimbaud, venne sottoposto ad un’iniqua e stupida visita medica per verificare se i rapporti col partner fossero stati di natura omosessuale (e la risposta fu affermativa).

In base alle ricerche, la masturbazione e la fellatio sono le pratiche più in voga, seguite dal coito intercrurale (pene tra le cosce), la stimolazione dei capezzoli, i contatti bucco-anali, e via via sino alle condotte feticistiche e sadomasochistiche.

Secondo uno studio di Masters e Johnson gli omosessuali godrebbero di una certa superiorità in termini di strategie erotiche: zone erogene più diffuse, particolare sensibilità delle regioni mammarie, gusto dei preliminari accrescono l’intensità e la variabilità del piacere nelle coppie omo stabili, che appaiono più coinvolte nell’interazione sessuale rispetto alle coppie etero sposate.
Le comunicazioni verbali e non verbali sono più fluide e la comune sensibilità costituisce un vantaggio immediato, perché gli uomini sanno per propria esperienza cosa piace ad un uomo e possono intuire facilmente i bisogni del compagno, ciò che gli procura gioia, piacere o disgusto.

L’omosessuale con un relazione stabile può inoltre sentirsi sicuro della propria prestazione e concentrarsi su se stesso grazie al modello di rapporto del tipo “ora a me, ora a te”. Egli è quindi più libero di approfondire gli aspetti soggettivi senza le cadute di tensione tipiche della coppia eterosessuale, nella quale ciascuno è condizionato a sentirsi responsabile del grado di partecipazione dell’altro e a temere per la propria performance.
Lo svantaggio della mancanza di sensazioni contemporanee nel coito (“tutti e due insieme”) verrebbe compensato dallo sforzo di trarre il massimo di godimento dalla variazione e dall’affinamento delle tecniche disponibili.

Sempre a sentire Masters e Johnson, anche le fantasie erotiche sarebbero quantitativamente maggiori tra gli omosessuali. I riferimenti costanti sono il pene e le natiche, la violenza è più rappresentata (uso della forza, stupro), spesso vengono immaginati incontri con individui di opposta tendenza e fantasticate esperienze di gruppo.

Mattia Morretta (1986)