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Come vedete, non importa nascere in un pollaio, quando si ha la fortuna di diventare un cigno.

(Hans Christian Andersen, Il brutto anatroccolo, 1845)

Tutto comincia con parole che aprono la mente illuminando la scena della coscienza e indicando un percorso finalizzato.

Sul marmo dell’ingresso di casa di quanti uomini potrebbe esser scritto che son già defunti? Il monito di Seneca mi interrogava e inquietava sui banchi di scuola liceale, perché era rivolto pure a me, all’uomo in potenza che sarei stato, affidandomi senza mezzi termini la responsabilità di orientare volontariamente l’esistenza in una prospettiva sociale.
Se vive solo chi è utile a molti, chi sa fare buon uso di sé, avrei saputo spendere proficuamente i miei talenti e in generale la vita?

L’orizzonte del civismo e dell’umanità, in precedenza appena abbozzato, ha preso forma allora e al primo bivio importante nel bosco della tarda adolescenza non ho esitato a prendere la strada meno battuta, il che ha fatto la differenza, anche se avrei saputo solo molti anni dopo che il poeta Robert Frost l’aveva predetto nella sua fiabesca The road not taken.

Con tanti e intensi decenni alle spalle posso dire di esser stato cittadino di due mondi, uno degli atti e uno delle idee, cultore del reale e dell’ideale, dell’azione finalizzata e del sogno fine a se stesso, mostrando sempre una certa indifferenza per la pubblica opinione, reputazione web inclusa.

Al compito professionale ha fatto da contro-canto l’impegno nella società intesa come comunità umana, guardando il firmamento spirituale per mantenere l’orientamento, perché platonicamente gli uomini sono anfibi, terrestri e celesti.

Per quanto riesca a tornare indietro con la memoria, trovo le tracce di una sete di conoscenza e comprensione, la tendenza a esprimere con modi superbi la personalità unita all’esigenza di condividere le risorse culturali e la consapevolezza di vivere nel presente, sullo sfondo di intense storie di affetti amicali.

Nella piena età matura ho scelto un profilo più ritirato per dedicarmi allo studio, proteggermi dal cannibalismo collettivo e tessere la tela della comunicazione con persone care. La vita di un piccolo uomo di provincia è composta di semplici gesti quotidiani e momenti contemplativi, perché coltivando il proprio giardino può accadere di ricevere la visita di rari angeli di passaggio.

Non diversamente da Emily Brontë posso concludere: “Ora devo tornare a piegare il bucato e stirare. Ho molto lavoro da fare, e devo scrivere; nell’insieme sono molto indaffarata” (giovedì 30 luglio 1845).

Mattia Morretta