La consultazione psicologica su Hiv e Malattie a Trasmissione Sessuale
Corso di Aggiornamento ASL Milano La sessualità invisibile tra salute e malattia, Novembre 2006
I contenuti e le finalità della Linea dedicata HIV-MTS possono essere così riassunti:
1) preparare l’accesso agli Ambulatori e arricchire l’intervento dei sanitari con l’apertura di una prospettiva psicologica e culturale 2) offrire ascolto qualificato su tematiche sessuali e relazionali (illuminando moventi e significati, al di là dei chiarimenti sui rischi e le misure profilattiche) 3) contenere angosce patofobiche e guidare nel percorso di accesso alle cure specialistiche 4) incoraggiare la comprensione dei legami tra sfera sessuale, personalità, ambiente ed eventi di vita (intersezione con disagio/disturbo, sessualizzazione del malessere variamente motivato)
Un buon numero di utenti è connotato da una sensibilità particolare nei confronti della patologia venerea e della responsabilità individuale, le quali trovano nell’ipotesi del contagio da Hiv e della malattia “mortale” la loro espressione più drammatica ed ambigua. Del resto, la domanda di informazioni ed esami di controllo appare pesantemente segnata dall’interpretatività negativa, così come la perseverazione di atti pericolosi o autolesivi e le attitudini ipocondriache o fobico-ossessive circa l’Hiv si alimentano di una diffusa e misconosciuta psicopatologia sessuale
Comportamenti abituali o saltuari che espongono a rischio (promiscuità e rapporti mercenari), fattori pur transitori di svantaggio o disagio psicosociale (isolamento, inadeguatezza nello stabilire relazioni, legami fallimentari) e precarietà dell’identità personale (da immaturità e insicurezza sino a disidentità e defettualità psichica) rappresentano le determinanti che spingono le persone a cercare dialogo e assistenza in servizi per l’Hiv.
La Linea dedicata, accanto alla funzione informativa e contenitiva, costituisce dunque un osservatorio privilegiato di un’ampia gamma di problemi contemporanei, in particolare: ignoranze, idiosincrasie e immaturità sessuali; fragilità e carenze della sessualità maschile; dominio della paura e del pensiero magico; solitudine e precarietà rete relazionale; manifestazioni del disturbo mentale al di fuori dei contesti di cura.
Consultazione psicologica a distanza
I soggetti che si rivolgono alla Linea presentano in genere condizioni di malessere di media gravità (disturbi d’ansia, somatoformi, dell’umore, di personalità). Essi cercano la figura del medico quale interlocutore privilegiato o esclusivo, sia per contare sul suo parere tecnico e le sue conoscenze riguardo alla fonte di preoccupazione (Aids), sia per affidarsi ad un uomo caricato di potenza di cui avere fiducia in maniera affettiva. Ciò consente di introdurre e articolare il discorso sul retroterra psichico, perché le competenze psicologiche vengono “aggiunte” e arricchiscono l’impostazione di fondo del rapporto medico-paziente, nel quale la persona ripone l’aspettativa inconscia di sentirsi capita e accettata.
Tipologie di utenti coinvolti: 1) patofobici per i quali sarebbe controindicata la visita o la presa in carico negli Ambulatori MTS (pretesa di inserirsi e restare nel mondo a parte dell’Aids); 2) coloro che pur rivolgendosi ai medici di medicina generale non rivelano la natura, l’origine, l’intensità o gravità della sofferenza emozionale e mentale, e non confessano aspetti particolari del comportamento sessuale; 3) casi di pertinenza sessuologica specializzata, incompatibile con il regime gratuito e elementare dello screening, quali identità/orientamento, condotta sessuale, parafilie e perversioni; 4) giovani adulti in grado di beneficiare della presa di coscienza del disagio/disturbo nelle manifestazioni precoci; 5) individui isolati e agenti in completa autarchia (canale preferenziale la rete web), i quali raccolgono nozioni e dati settoriali per formulare autodiagnosi e autocura, peggiorando lo stato di angoscia e rinviando la richiesta di un aiuto esterno non mediato.
Il mezzo telefonico appare una facilitazione per molti individui in quanto meno impegnativo di un contatto diretto e più flessibile. Non si devono ritagliare ore nelle attività ordinarie per recarsi in un luogo fisico, non è neppure necessario essere “presentabili” (ben vestiti, curati, etc.), né occorre giustificare ad altri la propria assenza o l’effettuazione di una visita specialistica.
Non sentendosi “osservato” e non identificando nell’altro un rappresentante ufficiale della classe medica, l’utente si mostra in modi più naturali, diretti e autentici, anzi talora sconosciuti al suo stesso prossimo. La scelta del momento e delle modalità è di per sé eloquente e significativa (uso di un telefono pubblico o privato, fisso o mobile, da casa o dal luogo di lavoro).
La telefonata è a pagamento e non vi è possibilità di chiedere una prestazione materiale o concreta (analisi, farmaci, ricette e prescrizioni). L’interessato deve disporsi ad entrare in relazione e a comunicare mediante il linguaggio verbale (capacità di esprimere, raccontare, farsi capire e capire ciò che gli viene detto) e a ricavarne attivamente un beneficio o vantaggio (apertura, ricettività, metabolizzazione, rielaborazione).
Anche rispetto alla scrittura via rete web, la lingua parlata è più ricca e articolata, più immediata ed efficace, grazie all’intensità dell’impatto sonoro e all’impronta acustica sull’emotività.
La distanza e l’assenza del controllo visivo (segnali non verbali, aspetto, caratteristiche somatiche, etc.) enfatizzano al massimo l’importanza del contenuto e del messaggio nel colloquio.
Le parole (cosa si dice, come lo si dice, quanto si dice) assumono un rilievo assoluto e, non ultimo, la voce umana dimostra tutta la sua potenza intrinseca (a livello emozionale quale tranquillante, ma pure a livello cognitivo-mentale quale fattore di influenzamento). Infine, il contatto telefonico comporta una concentrazione (che trova corrispondenza nell’attivazione di determinate aree cerebrali) sulla conversazione e sulle informazioni trasmesse superiore a quella del dialogo de visu.
La telefonata è meno formale di una visita di persona in strutture sanitarie connotate come psichiatriche, pertanto meno inibente e compromettente (minor timore di etichettamento, inquadramento nosografico, imposizione di cure).
L’utente è più libero di tornare alla sua quotidianità, essendo il solo testimone dello scambio, e tuttavia è anche rinviato ad una responsabilità oggettiva spettando a lui di prendere atto o portare a logica conclusione quanto emerso nei colloqui (avendo ricevuto supporto senza contropartite).
È l’interessato a scegliere quando chiamare (momento adatto o al bisogno) e a predisporsi, sa di trovare un operatore abilitato e tenuto a rispondere ( pronto in linea), sente di avere un ruolo più attivo (di auto-aiuto) e può somministrarsi il contatto con lo specialista alla stregua di un farmaco.
Poiché la persona si trova in una fase critica (perdita di sicurezza ed equilibrio, vulnerabilità e mobilitazione reattiva per trovare soccorso), l’incontro con una figura competente e comunicativa può favorire l’aggancio e un forte affidamento. In tali condizioni l’operatore può affermare con più autorevolezza la necessità di interventi qualificati (psicologici o psichiatrici)
Unitamente al sostegno emozionale il paziente è stimolato positivamente al recupero del controllo sulla base di un aumento della consapevolezza, valorizzando la crisi stessa e la prospettiva costruttiva/evolutiva dello squilibrio o patimento. Ciò vale anche per coloro che sono già stati in trattamento (psicoterapia e psicofarmaci), nei periodi di ripresa di sintomatologia, in concomitanza con eventi stressanti o in momenti di rigetto delle cure.
Il medico psichiatra della Linea, essendo per definizione neutrale e non imposto bensì cercato, può rinforzare la motivazione o rimotivare alla terapia, offrendo un interessamento esistenziale di solito non previsto e non reperibile nei tradizionali setting psichiatrici o psicologici (che si basano su regole precise talora fortemente carenti rispetto alle esigenze dei pazienti nella vita di tutti i giorni).
Ciò suppone l’impegno a spiegare con pazienza cosa sia la malattia psichica (ben oltre la formulazione di una diagnosi), come sia possibile farsene carico, quali condotte possano favorirne lo sviluppo o il contenimento, a chi rivolgersi e con quali domande ( psicoeducazione); tenendo conto delle attitudini e capacità, possono venir consigliate letture, fonti informative e organizzazioni sociali.
Il rapporto via telefono lascia più margini per familiarizzarsi con l’idea della psicopatologia, la quale viene resa più comprensibile e accessibile quando è filtrata attraverso la relazione fiduciaria, risultandone s-mitizzata e de-mistificata, al pari dei trattamenti (in primis quelli farmacologici). L’operatore parla e partecipa molto, da “avvocato” che interviene su richiesta e nell’interesse della persona.
Egli, mentre si pone quale punto fermo, indica una direzione, fungendo da memoria storica del percorso e reiterando la disponibilità (accettando che sia l’utente a decidere se, quando e quanto proseguire) in maniera ontrattuale.
Il registro prevalente è quello paterno (stimolo e frustrazione) pur col concorso di quello materno (accoglienza e accettazione), perché l’appoggio (morale e psichico) è fornito ad alcune condizioni esplicitamente dichiarate.
Mattia Morretta (2006)