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L'amore da tre soldi

Rapporti a pagamento: le ragioni, le contraddizioni e i dubbi di chi sceglie o si crede costretto a scegliere di dare un prezzo alla sessualità. Due storie di ordinaria follia omosessuale

Babilonia, n. 174, Febbraio 1999

Intervista 1: Il cliente non ha mai ragione

Michele G. 46anni, residente in Milano e originario della Sicilia, professione cuoco.

Quali considerazioni ti portano a preferire o privilegiare i rapporti con uomini che si prostituiscono?

Con gli altri ragazzi non è così semplice. Posso anche provare ad avvicinarmi e dire “mi piaci” ma se l’altro non mi corrisponde non c’è niente da fare. Il prostituto, invece, è lì perché fa quel lavoro e vuole i soldi. Certo, preferirei andarci senza pagare, solo proponendomi – sempre ammesso di piacergli. Con i soldi so che viene con me lo stesso.

Il denaro allora cosa rende possibile? Il fatto di poter avere rapporti con persone che ti piacciono ma che normalmente non verrebbero con te?

Credo proprio di sì.

Non verrebbero con te perché? Perché sono troppo belli, perché sono eterosessuali o bisessuali, oppure perché sono molto giovani?

Tutte queste cose.

Ma tu cosa pensi? Sei tu che non puoi piacere loro o c’è come un sovrappiù di richiesta da parte tua, che comporta la necessità di inserire un elemento supplementare per forzare la situazione?

Almeno in apparenza si dichiarano eterosessuali…

Per te importante? Che caratteristiche ha chi ti attrae?

Devo dire che l’idea che si tratti di un eterosessuale ha un notevole peso, perché nelle mie fantasie è uno degli ingredienti più eccitanti.

Quali proprietà gli attribuisci?

L’idea che mi dica che va con le donne mi attira di più, perché se pago un uomo voglio che abbia certi requisiti: oltre a non essere effeminato, deve essere veramente maschile. Poi, conoscendolo, a volte succede di verificare che non è così.
Mi è capitato di recente con un ragazzo rumeno con cui ho dovuto svolgere la parte attiva; per quanto mi piacesse fisicamente, non sono più tornato con lui perché non è quello che mi interessa e che vado a cercare.

E dal punto di vista fisico o dell’età?

La fascia d’età che più mi attira è quella dai 20 ai 25 ani. Ciò che mi fa decidere è l’aspetto…

È questione di bellezza fisica oppure di atteggiamenti, per esempio che si comportino con spavalderia, aggressività, esibizionismo, o che sembrino sicuri di sé, disinvolti nei movimenti?

Penso soprattutto che siano espliciti, che si facciano vedere, magari toccandosi… Sono molto più attratto quando vedo uno che si tocca, senza esagerazione.

Come una sottolineatura dell’offerta. E ti pare che questo non ci sia nel mondo gay? E qual è la differenza rispetto alle tue abitudini di prima? Sai cosa ti ha fatto decidere per il rapporto a pagamento?

Dopo aver girato nei vari luoghi d’incontro all’aperto, alla fine della nottata spesso non avevo rimediato un bel niente. Mi sono detto: è inutile che sto a perder tempo e ad accumulare frustrazioni.

Quindi, c’erano tipi che ti interessavano anche tra i gay, probabilmente, però, non simili a quelli con cui hai poi avuto rapporti mercenari. Altrimenti parrebbe che la scelta sia dettata solo da considerazioni pratiche: trovare una via più facile, più comoda e persino più economica (nonostante l’esborso), per soddisfare un desiderio frustrato nell’ambiente gay ormale.

Non è che siano così diversi i tipi che mi piacevano prima e quelli che cerco adesso. È molto più facile, però, incontrare il mio tipo ideale tra i marchettari che non in una sauna o in un locale.

Sembra che, da un lato, vi sia l’esigenza di un percorso facilitato, una sorta di riserva di pesca, ove sei comunque sicuro di pescare, dato che hai pagato perché il pesce ci sia; dall’altro lato, l’aspettativa di trovare un particolare oggetto di desiderio, connotato a livello fantastico da una virilità completa al punto da implicare rapporti sessuali con le donne. Se tu pensassi che l’altro è gay, non ti interesserebbe allo stesso modo; anzi, pensi che non esistano gay con caratteristiche analoghe a quelle dei tuoi partner prostituti…

Credo che le cose stiano effettivamente così. Non riscontro quegli elementi frequentando gli ambienti gay. Nel locale specializzato per i prostituti c’è qualcosa in più e di diverso. Anche se devo ammettere che la fantasia gioca un ruolo determinante, perché la concretizzazione è spesso deludente.
Ti rendi conto che il rapporto sessuale è piuttosto povero, va su binari morti, devi quasi elemosinare per essere toccato, il ragazzo si mette lì, difficilmente partecipa. A quel punto posso anche ipotizzare che con un gay sarebbe diverso…

Che età avevi la prima volta che sei stato con un prostituto?

Intorno ai 25 anni, nel periodo in cui ero ancora “velato”, magari dopo aver girato inutilmente la notte. Contava anche il fatto di poterlo fare di nascosto.

Visto che in seguito hai avuto anche storie sentimentali di una certa durata, cosa ti ha poi fatto propendere per i prostituti? È cambiato qualcosa in te? È frutto di casualità o addirittura semplicemente di comodità?

Propenderei per la comodità. Invece di perdere tutto quel tempo in giri inutili nel battuage, sai che vai in un posto preciso e nel giro di mezz’ora riesci a concludere.

C’è anche la gratificazione di quel che ti aspetti o pretendi di trovare.

Dopo l’atto sessuale – più o meno soddisfacente – mi va bene che finisca tutto; non voglio avere una continuità.

Tendi a cambiare o a tornare con i partner?

Mi è capitato di andare diverse volte con lo stesso ragazzo, sia perché mi attraeva fisicamente sia perché – a differenza di tanti altri – arrivava all’orgasmo nel rapporto e faceva vedere che gli piaceva. Nel momento preciso dell’atto vorrei sentire la presenza dell’altro. Con molti, infatti, tu vieni ma loro no, perché prima o dopo di te vano con altri clienti.

Questo non è ovvio? È come pretendere il riconoscimento della personalità in una situazione per definizione impersonale! Certo, l’estraneità del prostituto – il contenersi che sottolinea il suo tenersi fuori – costringe il cliente a rendersi conto del contesto…
E se ci fosse la possibilità di frequentare un ragazzo che ti piace, pensi che lo faresti? Hai mai immaginato di stare accanto in maniera continuativa a uno dei tuoi tipi ideali, quel giovane virile ed eterosessuale su cui fantastichi? Un conto è vederlo e toccarlo per un quarto d’ora, un altro è frequentarlo. Oppure non te ne basta uno?

Credo che non lo farei, perché conoscendomi so che ci starei male. Intanto diventerei possessivo e geloso…

Ne faresti un amante o un mantenuto?

Dipende dal conto in banca e dall’altro, non puoi decidere tu!

Ci sono esempi eterosessuali, uomini che riscattano la prostituta di cui si invaghiscono…

Se si instaurasse una certa intesa sessuale, penso che potrei vederlo anche una volta alla settimana. Tuttavia, quel che ricevi nel singolo rapporto sessuale è talmente poco, che forse vuoi cambiare nella speranza di trovare di più.

Sembrano esigenze contraddittorie. Da un lato, l’altro deve essere tendenzialmente eterosessuale (identificato come uomo che va o può andare con le donne); dall’altro lato, ti aspetti che ti riconosca, partecipi, ti dia qualcosa anche fisicamente. Se viene incontro a questi desideri di reciprocità, cosa diventa l’altro?

Quando entro nei bar specializzati il mio ideale è quello e non mi va di pagare qualcuno che non rispecchia le mie fantasie erotiche.

Il pagamento allora è per te il segno dell’acquisto di buna merce rara o particolare, più di quel che può offrire il mercato gay ordinario. Grazie al denaro ottieni qualcosa che altrimenti non potresti avere, non tanto a causa della tua conformazione fisica o della non avvenenza, quanto per le peculiarità dell’oggetto e della tua domanda. Sei disposto anche a pagare pur di avere accesso ad una figura speciale quale partner sessuale…

Non sarebbe facile per me fare sesso con un ventenne o ventiduenne in una sauna.

Pensare che l’altro non viene con me perché non gli piaccio, ma si che è gay, è diverso dal pensare che non verrebbe con me perché è eterosessuale e tuttavia poi ci viene mediante il denaro. È l’idea di accedere ad un individuo a metà strada tra l’omo e l’eterosessualità, anzi più vicino all’altro versante, a stimolare il tuo desiderio?
Molti gay non possono far sesso con un partner pensato come gay, cioè simile a loro: non vogliono assolutamente trovarsi a letto con un altro omosessuale! Affinché il desiderio si attivi, devono percepire/concepire il partner come non omosessuale…

Riconosco una componente di questo tipo, ma più per la fantasia erotica, perché poi in pratica ho avuto anche una relazione durata molti anni con un uomo del tutto omosessuale.

È cambiato il tuo immaginario o oggi prevale un immaginario che preesisteva ma non avevi potuto esprimere in precedenza? Oppure ti sei rassegnato a cercare di realizzare solo le fantasie sessuali?

L’idea della Figura Virile c’è sempre stata, sentire o pensare che l’altro è gay non mi stimola sessualmente…

Quindi tu vuoi qualcosa in più, che viene passato dal conventi gay… Ciò ti ha fatto desistere da tentativi in altre direzioni?

In effetti, non vado quasi più nei locali gay, frequento solo un bar per prostituti e un luogo di prostituzione all’aperto.

Quando stai contrattando cosa provi? Ti senti in soggezione?

Se l’altro mi attira molto, supero la difficoltà, altrimenti sono sempre in soggezione. Mi capita di passare anche due ore a guardare un ragazzo perché, se non è lui a fare la prima mossa, io faccio fatica a muovermi. Che lui si offra facilita il contatto.

E dopo il rapporto sessuale cosa senti, rispetto a te e all’altro?

Di solito sono profondamente deluso, soprattutto perché il ragazzo dà per scontato – senza neanche bisogno di parole – che io debba darmi da fare per lui. Non c’è un accordo verbale sul tipo di atto sessuale prima di appartarsi o andare in albergo. È la decisione sul luogo dove farlo che definisce la durata e le pratiche, nonché il prezzo.
In genere, pur escludendo la penetrazione, preferisco andare in albergo per la possibilità di spogliarsi, avere più tranquillità e intimità. Il più delle volte mi capita di uscirne deluso con la sensazione di aver pagato per ottenere quasi niente, per esempio quando l’altro non viene o non fa il minimo accenno a toccarmi.

La delusione riguarda quel che ti aspettavi di fare, quel che credevi lui fosse, la tua incapacità di porre le condizioni per fare andare il rapporto diversamente, o cos’altro?

È la mancanza del minimo indispensabile di calore fisico! Visto che vengono pagati per fare del sesso, anche se è una finzione, dovrebbero essere più partecipi.

Ti sembra, insomma, che non facciamo neppure finta, tanto viene ritenuto superfluo compiacere il cliente! Come se facessero un favore, pur venendo pagati. Nei loro confronti ti capita di provare rabbia, disappunto, risentimento?

Con alcuni penso: meno male che è finita! E rivolto a me stesso: ma chi me l’ha fatto fare?

Vedi i prostituti come esseri umani in difficoltà, cui tu in qualche modo vai incontro facendo passare solidarietà attraverso l’acquisto di loro prestazioni; oppure ti paiono semplici profittatori?

Li vedo più come profittatori. D’altronde, non sento in me la componente della generosità compiendo certi atti. Vado col prostituto per soddisfare un mio desiderio, che per giunta non viene quasi mai soddisfatto. Non penso “poverino”, anche perché non si presentano come poverini (hanno tutti il telefonino!). Può capitarmi di valutare la loro condizione sociale al di fuori dell’ambito della prostituzione, ma mai durante l’approccio.

Credi che loro vivano approfittando di una tua debolezza?

Non saprei, tendo a pensare che, almeno alcuni, si prostituiscano perché hanno bisogno di mangiare o comunque di soldi.

Che posto occupa nella ripetizione del gesto l’aspetto propriamente sessuale? Fino a che punto si cerca il prostituto per desiderio sessuale, per bisogno di contatto o intimità fisica, per soddisfare fantasie erotiche, per il piacere sessuale che se ne ricava?

Il piacere sessuale è proprio poco nella realtà. Forse bisognerebbe fermarsi prima dell’atto, limitandosi a guardare e fantasticando sull’oggetto di interesse. Molto probabilmente il godimento sarebbe maggiore se mi masturbassi a casa mia ripensando al ragazzo visto nel locale e immaginando tutto quello che vorrei farci…
Per quanto riguarda l’intimità fisica, diventa così umiliante chiedere di essere toccato o accarezzato, che finisco per rinunciare. Così, nonostante paghi, non riesco a far fare all’altro quel che voglio.

Intervista 2: Il denaro fa l’infelicità

Fausto C, 50 anni, nato e residente a Varese, imprenditore.

Esiste una superiorità connessa al potere d’acquisto? Chi ha il vantaggio del patrimonio pensa di poter comprare quel che vuole, compresa la disponibilità di un altro uomo?

Non mi sento affatto avvantaggiato e non mi sfiora l’idea di comprare qualcuno. Qualche volta ho pensato di contrattare: ti do tanto, tu mi concedi tanto; ma non ne ho mai avuto il coraggio. In effetti, mi farebbe sentire in colpa…

E' come se rinunciassi a un tuo diritto e finissi per riconoscerne uno complementare al prostituto?

Può essere. Quel che mi muove, comunque, è l’attrazione fisica verso i ragazzi di strada. Da giovane, fino ai venticinque anni circa, mi aspettavo che nascesse una relazione tra amici, nella compagnia che frequentavo normalmente. Speravo sempre che capitasse qualcosa, ma anche quando si faceva del sesso nessuno voleva andare oltre un contatto furtivo.
Per un po’ di tempo sono stato molto generoso economicamente con un amico (sono arrivato persino a comprargli una automobile sportiva!), pur senza avere mai rapporti. Si usciva insieme, ero innamorato e lui ha sfruttato al massimo il mio debole, cercando scuse per non dare niente o quasi a livello sessuale.

In seguito hai frequentato a lungo i locali gay. Come mai negli ultimi anni ti sei orientato verso i prostituti o i rapporti condizionati dal denaro? È un ritorno al tipo di emozioni e atmosfere sperimentati in gioventù o è un fatto di pura comodità? O, ancora, una ricerca di speciali gratificazioni?

Mi sono accorto che una relazione era impossibile nell’ambiente gay. Nelle saune trovavo lo sfogo fisico, ma tutto finiva lì. Anche nei viaggi all’estero, ho conosciuto ragazzi e avuto infatuazioni, però sempre di breve durata. Sono situazioni che non possono avere un seguito affettivo, per via dei troppi fattori contrastanti.

Credi che i rapporti possano durare più a lungo utilizzando il denaro, puntando perciò su una motivazione di interesse?

Non penso al rapporto con un prostituto, piuttosto a una relazione con un giovane appartenente all’ambiente eterosessuale. Fino all’ultimo ho cercato di scartare il ricorso a chi si prostituisce, anche se poi ho finito per cedere, per cause di forza maggiore.

Quali caratteristiche deve avere il tuo partner ideale? Possono essere predisponenti a un’amicizia stabile?

Anzitutto dev’essere giovane, intorno ai 20 - 23 anni; in secondo luogo, eterosessuale o bisessuale, anche se poi mi dà fastidio sapere che va o cerca di andare con le donne…

Sembra che tu sia attratto dalla potenzialità eterosessuale dell’altro, dal fatto, cioè, che sia in grado di fare sesso con le donne e non tanto che lo faccia (meno ancora che le ami!). Hai detto che volevi intensamente riuscire ad avere una storia continuativa, e in qualche modo ce l’hai fatta, visto che hai frequentato per quattro anni un ragazzo al di fuori degli ambienti gay. Come si è instaurato il rapporto fra voi, dato che il punto di partenza è stato lo scambio di denaro contro sesso?

Forse ho solo fantasticato, ma mi è parso di individuare in lui, nei primi incontri, un atteggiamento di disponibilità affettiva: era dolce, se gli prendevo la mano rispondeva alla stretta, si lasciava accarezzare, si abbandonava, un po’ partecipava anche lui. Quando uno non è interessato, ti dà il minimo indispensabile e tu stesso lo capisci che è freddo o distante…

Si può dire che sia diventato il tuo “amante”? E lui cosa pensava di te? Che fossi il suo “amante”?

Non è certo stato un amante per me e non so come mi considerasse lui, perché non l’ha mai detto…

Hai probabilmente capito bene all’inizio, cioè che per il ragazzo fosse in gioco altro, per esempio un bisogno di appoggio o la ricerca di qualcuno che si occupasse di lui.

Non ho la personalità giusta per fare l’educatore, per lui ci sarebbe voluta una persona con un carattere forte, che sapesse manovrarlo e aggirare le su stesse debolezze, perché era convinto di non aver bisogno di nessuno e di essere più furbo di tutti, ma in fondo desiderava una guida.

Il denaro che parte ha avuto nella vostra vicenda?

Non mi è mai piaciuto dargli dei soldi, ma lui li chiedeva dicendo che ne aveva necessità, fin dal principio. Penso ritenesse ovvio che ogni rapporto sessuale avesse un corrispettivo monetario, e così pure la semplice compagnia: una specie di tariffario non dichiarato basato sulle sue esigenze del momento.

Si può dire, tuttavia, che tu accettavi di offrire denaro, o addirittura di pagare prestazioni, allo scopo di entrare in rapporto, essendo convinto che fosse l’unico strumento a tua disposizione per attivare e mantenere il contatto…

Sì, pensavo: senza i soldi il rapporto verrà subito meno!

È comunque un meccanismo differente da quello che spinge molti a pagare per ottenere qualcosa dall’altro senza avere un rapporto – in ultima analisi per non entrare in relazione: il prostituto deve darmi un pezzo di sé affinché io lo usi a mio piacimento!

Non ho avuto il coraggio di provare a verificare se la nostra relazione potesse continuare pur in assenza di contributi fissi in denaro; avevo troppa paura che lui sparisse, tanto che solo una volta ho fatto un tentativo… Ma non ho resistito e sono stato io stesso a riproporre lo schema precedente.

Sei tu, allora, ad aver reso le tue risorse economiche il vero perno dello scambio, coprendo e al contempo sottolineando il timore di non avere abbastanza qualità umane per affrontare il rapporto. Eppure, forse, erano proprio le altre facoltà a poter interessare di più il ragazzo e a riempire di significato la vostra vicinanza. In fondo, non avrebbe potuto facilmente trovare un altro che lo foraggiasse?
È come se, per convenienza e paura, avessi voluto ribadire: “è per questo, per il denaro, che viene con me!”. Non credi di aver cercato di nascondere dietro il denaro non solo il suo ma anche il tuo disimpegno? Alla fine i soldi sono serviti per evitare la responsabilità di una relazione e per impedire il chiarimento dei motivi della vostra frequentazione. D’altronde, potevano essere davvero eccessive e fuori luogo le aspettative di accudimento da parte del giovane…

Ammetto di non aver creduto ad altre possibilità. Mi sono concentrato sull’aspetto della gratificazione sessuale, che a volte era completa e altre del tutto inesistente, perché lui era stanco o sotto l’effetto di droghe leggere. Del resto, era sempre lui a telefonarmi, a me era vietato, e così aspettavo che fosse lui a muoversi una o più volte alla settimana. C’erano periodi in cui partecipava molto nell’atto sessuale, altri in cui era come assente…

Avevi bisogno di credere che ti riconoscesse sessualmente, cioè che pur essendo rivolto verso l’altro sesso, accettasse te come unico partner omosessuale, in qualche modo scegliendoti come “persona”?

No. Lui diceva che non si faceva problemi e che faceva solo quel che gli piaceva, sia con le donne che con gli uomini. A me non interessava neppure molto che fosse vivace o capace nel sesso, perché mi sono sempre interessati ragazzi carini ma normali, non aggressivi e quasi dimessi. Penso all’operaio o al muratore come oggetti di desiderio… Però ho sempre bisogno che passi un po’ di affetto. Per questo trovo tanto deludenti i contatti sbrigativi con i ragazzi che battono nelle stazioni (zingarelli delle giostre di passaggio e ormai rari militari di leva).

Sei mai stato contento di aver speso bene dei soldi per dei rapporti sessuali?

Non mi è mai successo, anche perché aprire il portafoglio mi fa male al cuore, e un po’ mi mortifica dover pagare. Non sono di quelli che col denaro comprano tutto e si sentono potenti. Mi sento impotente quando spendo dei soldi per un ragazzo che poi fa la bella statuina, e sarebbe ancora peggio se dovessi chiedergli di fare delle cose perché lo pago!

Sembrerebbe esserci spazio esclusivamente per l’abiezione… Niente di bello o di positivo? Davvero la ricerca non ti ha dato o insegnato nulla?

Purtroppo, dopo anni di esperienza devo dire che l’affetto non si trova né nel mondo gay né nell’ambiente della prostituzione. Quando c’è di mezzo il denaro, l’altro c’è solo per quello e alla fine non ci sei tu.

Mattia Morretta